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Moneta, capitale e benessere

Edizione italiana a cura di Carlo Casarosa e Stefano Zamagni, traduzione di Stefania Di Bono, Paolo Scapparone


Bologna, Il Mulino, 1985, Collezione di testi e di studi. Economia
cm 21.5x14, pp. 420-(12), cartonato
Unica edizione. Esemplare ottimo >>>

€ 20.66
Indice

Introduzione, di Carlo Casarosa e Stefano Zamagni  p. 9
 1. Metodi di analisi dinamica  55
 2. Un manifesto  79
 3. Teoria lineare  85
 4. I fondamenti della teoria monetaria  141
 5. La teoria austriaca del capitale e la sua rinascita nell’economia moderna  191
 6. Lo scopo e lo status dell’economia del benessere  213
 7. La stimolazione della domanda provoca necessariamente inflazione?  239
 8. Il tempo in economia  261
 9. «Rivoluzioni» in economia  285
10. Valutazione del reddito sociale. L’approccio basato sui costi  303
11. L’interesse è il prezzo di un fattore di produzione?  335
12. IS-LM: una spiegazione  355
13. La contabilità sociale dei modelli classici  373
14. Una disciplina non una scienza  393
Bibliografia delle opere di John Hicks  409


I saggi raccolti in questo volume sono tratti da
Collected Essays on Economie Theory
I. Wealth and Welfare
, Oxford, Basil Blackwell, 1981
II. Money Interest & Wages
, Oxford, Basil Blackwell, 1982
III. Classics and Modems
, Oxford, Basil Blackwell, 1983.

Questo volume propone alla riflessione del lettore italiano un personaggio di grande rilevanza e centralità nella evoluzione del pensiero economico: John Hicks. Negli scritti di Hicks traspare la complessità della sua vicenda intellettuale, le continuità e discontinuità del suo discorso economico così come si è andato svolgendo, con freschezza e lucidità intatte, nell’arco di oltre mezzo secolo.
I saggi raccolti in questo volume, ancora inediti per il pubblico italiano, comprendono i primi periodi dell’opera hicksiana, la fase di affinità con la «visione» keynesiana e quella in cui Hicks coglie in anticipo le novità dei primissimi anni Settanta e l’inadeguatezza del modello keynesiano, e infine i suoi più recenti contributi, in cui l’economista di Oxford non smentisce la sua peculiarità, quella di essere «aperto al nuovo» e, come tale, un nostro «contemporaneo».

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